venerdì 16 dicembre 2011

I 150 anni dell'unità d'Italia

Celebrare la ricorrenza, è il modo migliore per rinnovare l’adesione ai valori, ai principi e
agli ideali che hanno portato all’unità d’Italia, ne hanno consentito la difesa e ne hanno
prodotto il rafforzamento.
Un modo originale per contribuire alla celebrazione è quello di richiamare le molteplici
qualità dei cittadini dell’Emilia-Romagna, una regione laboriosa e solidale dove il benessere
del singolo passa per quello dell’intera comunità; dove migliaia di uomini, donne e giovani
fanno ogni giorno del volontariato e dell’associazionismo una scelta di vita; dove la solidarietà
è vissuta con consapevolezza; dove robusti sono gli anticorpi contro l’isolamento sociale, la
solitudine relazionale, l’egoismo individualistico e l’intolleranza alla diversità.
L’Emilia-Romagna ha un sistema socio-economico solido, che poggia sul virtuoso connubio di
imprenditorialità privata, piccola e media, con mutualità cooperativa, e una tradizione di
buona amministrazione della “cosa pubblica”, che poggia su rigore legislativo e tensione
legalitaria del pubblico con intervento sussidiario del privato e del privato non profit, sia
laico sia cattolico.
Riconoscere ciò che ci unisce, anche come emiliano-romagnoli, conduce più facilmente a
riconoscere la piena legittimità delle opzioni politiche e a condividere, se non proprio le soluzioni
quantomeno la natura, la genesi e l’entità dei problemi.
La sfida della globalizzazione ci porta oggi a perseguire il rafforzamento dell’unità del Paese
attraverso una nuovo e compiuto assetto federale dell’ordinamento. E a rinnovare l’impegno
di applicare con efficacia il principio di sussidiarietà, un principio che non ha ancora sufficienti
spazi d’attuazione. Questo significa favorire una sempre maggiore ed effettiva libertà di
scelta delle persone, delle famiglie, delle imprese. Applicare questo principio, significa avere
realmente fiducia nei confronti della persona: solo così la persona può continuare a fidarsi delle
istituzione, all’interno di un sistema condiviso e chiaro di regole e controlli.
La celebrazione dell’Unità d’Italia, alla luce delle attese nuove sfide dell’immigrazione, deve
essere anche l’occasione per ripensare a come favorire la piena integrazione sociale dei
cittadini stranieri, perseguendo la promozione di politiche d’integrazione e di inclusione sociale
finalizzate a rafforzare un senso condiviso di rispetto delle regole e di appartenenza territoriale
quale elemento imprescindibile per un’efficace politica di sicurezza.
E’ tempo, anche a livello regionale, di un nuovo patto di cittadinanza di diritti (educazione, lavoro,
sicurezza sociale, partecipazione) e doveri (comprensione e rispetto delle leggi e dei valori civici
caratterizzanti la comunità regionale), finalizzato a rafforzare la coesione sociale mediante la
valorizzazione del “capitale sociale”. La valorizzazione del capitale sociale regionale mira, infatti,
a rafforzare un sistema in cui risorse culturali, imprese e cittadini (autoctoni e stranieri insieme)
s’incontrano e concorrono alla creazione di un “valore” territoriale condiviso.
La chiave è il rispetto delle leggi, a partire dalla Costituzione, e dei valori che hanno portato alla
costruzione delle istituzioni democratiche: la tutela dei diritti della persona e della vita. Se
chi ospita per primo non rispetta o non fa rispettare le leggi e non testimonia con il suo agire,
soprattutto se ha responsabilità politiche, di avere a cuore quei valori, fa passare il messaggio
che la nostra società ha un’identità debole, confusa, e tutto è possibile.
Per gli emiliano-romagnoli la bandiera italiana non è solo un simbolo di unità, ma ha il significato
di impegno civile, difesa della libertà, sacrificio personale, speranza di pace, patto democratico.

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