giovedì 15 dicembre 2011

Suggestioni socio-politiche

La società contemporanea propaganda la messa al centro dell’individuo-persona,
ma in realtà si rivolge solo alla persona-maschera, intesa come mera portatrice
di interessi e interprete di ruoli, confinando l’interiorità psicologico-affettiva specifica
dei singoli individui nella "riserva indiana" della loro privacy, per poi invaderla con
bombardamenti mediatici omologanti. Nonostante l'alienazione nichilista e
l'individualismo narcisista permeino il tessuto sociale, conservo un'incrollabile fiducia
nell'uomo e nella sua capacità creativa: il pensiero divergente, il talento artistico,
la passione innovatrice e la vertigine rivoluzionaria sono, a mio avviso, dentro ognuno
di noi. Non manca la potenzialità, manca l'intenzionalità.
Il pensiero divergente è il faro per chi vuole conservare e rafforzare il proprio spirito
critico, la propria capacità analitica e coltivare la propria vena artistica, qualunque
essa sia, in chiave anti alienazione e anti omologazione. La coscienza ha sempre
bisogno di sogni da sognare. I sogni hanno la consistenza dell'aria, ma fanno le rivoluzioni.
La politica, oggi, è come la società: "liquida". L'affievolirsi delle ideologie, che tanta
passione politica e impegno civile hanno generato fino agli inizi degli anni '90, ha
reso sbiaditi i valori e i riferimenti culturali. La fine della tensione ideale ha minato l'etica
pubblica e inquinato la morale individuale del ceto politico. La politica si è trasformata
in pura gestione del potere e del consenso. L'interesse collettivo e il bene pubblico sono
scaduti a meri slogan. Il morto, però, ha afferrato il vivo. Il ripiegamento del ceto politico
su sé stesso, a difesa dei propri interessi particolari, ha generato nella società disaffezione,
disincanto, disinteresse e disgusto, spingendo all'astensione, ma anche a nuove
inedite e interessanti forme di impegno e partecipazione: aggregazioni civiche,
fondazioni, associazioni, nuovi movimenti, forum, magazine, blog e periodici
telematici. Le manifestazioni di un rinnovato interesse per la "cosa pubblica" e il suo
futuro e la messa a punto di nuove modalità di partecipazione alle scelte
progettuali, programmatiche e di candidature delle varie forze politiche, movimenti
d'opinione e aggregazioni civiche, sono una realtà da non sottostimare. Oggi, dopo la
fine di ideologie conflittuali, credo che uomini (politici e non solo) di "buona volontà"
possano riuscire a dialogare su ciò che unisce piuttosto che su ciò che divide.
Sono convinto, infatti, anche per esperienza diretta (16 anni di cariche elettive e incarichi
direttivi), che la buona amministrazione non abbia colore politico e la facciano gli uomini,
non i partiti.

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